Ελλάς
2 agosto-6 settembre 2007 |
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Tutto cominciò quasi
per caso: alcune amiche di Marina erano state in un centro di recupero di
animali selvatici l'estate prima, ed erano rimaste incantate, così
scrivemmo una mail a
Ekpaz. Poi pianificare le altre due settimane a bomba!Totale:un mese
da favola!!(vedi le tappe)
Chibencomincia: 2-9ago Atene, Delfi, Lepanto(ora Nafpaktos) e
Corinto
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[Αθήνα,
Δελφοί, Ναύπακτος,Κόρινθος]
Atene:
e vennero le sospirate
vacanze greche. Con la suspance tipica dei film più belli, non solo
non si sapeva se Marina sarebbe potuta venire, ma addirittura rischiò
di perdere il trasbordo a Ginevra e comunque le persero lo zaino. A me
cambiarono solo 2 volte la compagnia: prenotai con Alpieagles, dissero
che volavano con una compagnia bulgara (paura!!) ma alla fine tutto
bene con i croati di AirAdria. Ad Atene i primi giorni, tutto come ci
era stato descritto: una città abbastanza sporchina e confusionaria
però molto caratteristica, oltre che per le meraviglie dell'Acropoli,
anche nei quartieri turistici tipo Monastiraki. C'è da dire che ho
commesso l'errore di far prenotare a Marina, e così ci trovammo in
ostello a Omonia, un quartierazzo malfamato pieno di "signorine" a
tutte le ore, e nel quale avemmo l'onore di assistere in diretta a un
tentato karakiri di un pakistano abbandonato dalla sua donna.
Impressiona la quantità di cani randagi (collare blu) che trovi in
ogni luogo, beatamente appisolati come pietre. Oltre all'imperdibile
Acropoli siamo saliti sul monte Licabeto (=dei lupi) dove c'è un
monastero che domina la città, e un giorno a capo Sunion, o meglio
capo Sun perché abbiam visitato solo uno dei due templi, quello di
Poseidone (per intenderci:quando Brad Pitt si allena nel film Troy). I
greci non si separano mai dal loro frappè ovvero il caffè
ghiacciato, che è una bomba contro il caldo ed un costume nazionale
cui prontamente ci si assuefa. Un avviso:quello che dicono della Grecia sono fandonie: non è
per niente economica (e i posti turistici ancor di meno) e l'
ospitalità, se c'è, è molto più rivolta ai vostri euro che al
viaggiatore sacro a Zeus. Del resto c'era da immaginarselo, una
religione fa le regole più severe laddove sa che il popolo pecca di
più. Ah e lo yogurt, oltre a essere carissimo, fa schifo se non è
importato dall'Italia. A proposito di microrganismi, per fare una cosa poco
turistica, uno ci regalò un tour per tutti gli
ospedali di Atene: che sono tutti sulla stessa strada perché in Grecia
non riescono a distribuire le cose: ce c'è un negozio di scarpe,
saranno tutti in quella via, se c'è un dottore, tutti gli altri
saranno nel raggio di 50m, e se uno si ammala dall'altra parte della
città, chiamerà il barbiere e per questo i filosofi hanno le barbe
lunghe. Tra gli iatros, i dottori, è poi in voga lo sport del
rimpiattino, se non stai morendo, infatti, non ti può che far bene una
maratona (e voi che credete ancora che sia nata per guerra) lungo
l'infinito viale
Vasilisis Sofias, che inizia con un hotel
che sembra un ospedale (l'Hilton) e finisce con un ospedale che sembra
un ospedale vero. Bhe se per conoscere un paese devi conoscere la sua
letteratura, noi l'Odissea l'abbiam fatta! Questo, e la coperta
dell'invisibilità che senza che te ne accorga ti appoggiano addosso
nel momento in cui devi chiedere informazioni a un ente pubblico,
chiude l'elenco delle cose negative. Non sono poche, ma se il giudizio
finale è buono, vuol dire che quelle positive sono più grandi ancora:
e ti invito a scoprirle lungo il filo delle foto che ho
raccolto...
Delfi:
meglio Delphos, il luogo considerato dagli antichi Greci l'ombelico
del mondo, perchè Zeus aveva lasciato un masso conico nel punto dove
si erano incontrate le due aquile inviate a misurare il mondo, e sede dell'omonimo Oracolo (approfondimento)
che influenzava tutto della Grecia Antica..un Vaticano di qualche anno
fa, insomma. E' un luogo che trasuda spiritualità, ideale per
rifuggire il caos ateniense, visto che si trova in una posizione
veramente stupenda e se lo dice uno che vive all'ombra delle Tre
Cime.. in un anfiteatro di montagna che domina come un nido d'aquila
fertili colline illuminate dal riflesso del mare. Qualcosa di prossimo
al Paradiso. Il silenzio e la tranquillità sembrano gli stessi di
migliaia di anni fa, e le rovine così placidamente levigate dal tempo
e con la loro armonia di proporzioni conservata e in un certo senso
esaltata nel disfacimento ti regalano una percezione acuta di
ineluttabilità, quel senso di fatalità che rendeva speciale e a misura
d'uomo la civiltà greca, lontana la frenesia dell'homo faber che ci
mangia il gusto di vivere per vivere e non per arricchire pochi,
infelici anch'essi. O forse sono solo i miei miti a caricare questo
luogo di fascino, sicuramente anche allora ci saranno stati quelli che
si scannavano di lavoro, e di sicuro c'erano gli schiavi.. forse
l'unica differenza era che le cose si chiamavano con il loro nome.. Ma
ritornando a noi, la cosa più emozionante di questo mega-viaggio in
Grecia è stata l'improvvisazione (eh vabbè, mi è saltata
Itaca..pazienza!) del viaggio, che ci ha portato di giorno in giorno
in luoghi che sognavo sui libri di storia e filosofia al Liceo senza
programmare..un tour incredibile, una cornice romantica on the road
indimenticabile!
Lepanto:
se, attratti dai racconti del vostro caro Anton decideste di
percorrere le sue orme, non cercate una Lepanto da visitare. Infatti
Lepanto esiste solo nei libri, per la
battaglia in cui i turchi furono vinti dai veneziani, e
perché era la più importante colonia veneziana
dell'area. E' stata una vera rivelazione constatare l'impronta che
hanno lasciato in Grecia i veneziani, sia qui che a Creta ci si sente
proprio come a Venezia, ma in maniera ancor più forte che nelle città
del Veneto che hanno subito vari rimodellamenti, qui sembra rimasto
tutto uguale. E la differenza si vede, oltre che nell'architettura:
volti e nomi italiani, locali "in", uno stile completamente differente
che attrae l'elite greca per le vacanze. La città odierna si chiama
Nafpaktos
ed è davvero bella la parte storica: il porto antico murato
con la movida notturna, e poi il castello arroccato in un dedalo di
muraglioni inespugnabili sul monte soprastante. Inoltre è ignorato dal
turismo straniero ed è quindi molto autentico, oltre che ricercato. Si
trova vicino all'imboccatura del golfo che termina a Corinto, e poco
distante sorge l'impressionante ponte che collega l'attica al
peloponneso.
Corinto: tanto è marittima e mondana, seppur in maniera intima,
Lepanto, tanto è montanara e arrangiona Corinto. Quella "ancient".
L'autobus ti lascia in autostrada, sta a te indovinare il bus urbano
che ti porta in città. Capiti in in ferrovecchio da paura con
controllore-bigliettaio (è la norma in Grecia) che ti scarica in una
anonima piazza di una ancora più scialba città. Nessuna meraviglia
archeologica, nessuna indicazione che possa far pensare a qualcosa di
storico (ricordo infatti che eravamo ai primi giorni di alfabeto
greco!).. com'è possibile? Quand'ecco la guida ci rivela l'arcano:
bisogna salire a Corinto Antica (Apxaia Korintho). Ed è qui che
familiarizzo con questa lettera bellissima: la
θ. Non è
bellissima? Teta, che quando la leggi fa "th".
Corinto è strana.
Le colonne sono di ordine dorico (qui vivevano i dorici) e non
corinzio. E'un paese di case disperse che avrà si e no 300 anime
eppure è uno dei siti archeologici più importanti al mondo. L'unico
punto in cui c'è una certa concentrazione edilizia è attorno alla
chiesa, che di notte esibisce un crocifisso illuminato blu elettrico
molto fetish che ricorda vagamente un night-club di dubbio gusto. La
notte la passiamo da Giorgio: in realtà il nome della taverna non me
la ricordo ma data la somiglianza del gestore con mio padre, è subito
ribattezzato: ha sulla brace un cosciotto di maiale che è lì da chissa
quanto a cucinare e che fa morire di voglia solo a guardarlo. Gnam
gnam, con insalata greca (stupendo tripudio di pomodori, cipolle,
cetrioli, feta cioè formaggio tipico e olio extra extra extra
veramente speciale contro il caldo). Mirabile il ponte e il famoso
canale.
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Atene |
Panoramica dal
m.Licabetto (click) |
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Salvare gli
animaletti a Ekpaz (Hellenic wildlife hospital), isola di Egina
[ Αίγινα]
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Ed ecco i nostri eroi, carichi di sapere veterinario, sul
traghetto che dal Pireo (il porto di Atene) porta...ovunque! Se la
ferrovia è scarsissima, impressiona la quantità e la stazza di navi
che popolano il Pireo! Arrivano certi catamarani da Mykonos gonfi
di turisti e di auto, camion, moto, che sembra impossibile ci
stiano tutte nella pancia della nave. La nostra invece è meno "spazziale",
collega Atene con Egina, l'isola
dove passeremo un mese a salvare il mondo e che dista circa un'oretta (40km),
tanto che molti benestanti vivono li e vanno a lavorare ad Atene. Marina, che è di Maiorca si rifugia come al
solito in una sala a cercare di non farsi venire il mal di mare mentre
io, che sono delle Dolomiti, sto sul ponte a scrutare l'orizzonte. Ma
a parte qualche incantevole cargo porta-container (non immaginavo
esistesse niente di così grande!) vedevo buio: fine della
pacchia e duro lavoro. Ci avevo preso a metà:quella del duro lavoro.
L'isola di Egina si presentò come un incantevole triangolo di terra di
circa 12 km, tutta circondata da spiagge bellissime di ogni tipo
e solitarie. Il prodotto tipico è il pistacchio, che
viene coltivato in grandi appezzamenti dai rami dei quali, passando in
moto, si possono cogliere grappoli al volo, prima che il contadino
riesca a prendere la mira. Il porto è uno stupendo insieme di case
addossate a mezzaluna su yacht e barchette che diventa rosso rosso al
tramonto. C'è il tempio di Apollo, di cui è rimasta solo una colonna,
e quello magnifico della ninfa Efea. Io e Marina, che di voglia di
fare ne avevamo poca, ci godemmo il primo di mille sdraiati sotto un albero
del porto sgranocchiando
pistacchi e guardando i polipi stesi ad asciugare. Quando stava per farsi buio, prendemmo un taxi e con molta
fatica riuscimmo a far capire la nostra destinazione, giusto nel
centro dell'isola. Dopo una serie interminabile di curve e salite, che
ad ogni giro ti stupiscono per il panorama fantastico, arrivammo ad
una conca desolata desertica e con tre alberi di ulivo persi tra sassi
e rovi così duri da sembrare sassi anche loro. Siete mai stati dentro
un cratere lunare? Noi sì. Solo che il nostro aveva anche un monastero
(monh)
abbandonato in cima alla montagna. Un ambiente così non esisteva che
in quei sogni confusi di quando hai la febbre alta. Quindi magico.
Venimmo accolti da Dimitri, uno dei tre "boss" del
centro, circondato dalla schiera di cani ospiti del centro e poi da un'individuo
sornione come un gatto dei cartoni animati che si presentò come Koray il turco. Un
turco in Grecia? direte voi... i tempi cambiano. Il Centro era appena
stato messo a nuovo, ed è stato sinceramente fico: la mattina
sveglia alle 8, poi si lavorava fino alle 14, quando il sole diventava
insostenibile.. e poi libertà di girovagare per quei km di costa
smeraldo con la moto presa a noleggio,volando sulla strada che
scendeva a braccia distese come nella Dolce Vita, poi a fare il bagno
nelle acque della ninfa Efea. Ragazzi e ragazze greci,
turchi, inglesi, tedeschi, olandesi, sudafricani, un italiano e una
spagnola tutti mangiando e convivendo sull'arca di Noè arenata su
queste montagne aride quando si ritirò il Diluvio. Vivevamo assieme a
avvoltoi, aquile, falchi, rapaci notturni, iguane, volpi, pellicani,
scimmie...un'esperienza indimenticabile, per un amante degli animali,
il top! E Noè era lui:
anzi quando lo vidi pensai "Nettuno"! Yannis, il biologo, barba e
occhietti vispi da greco antico, vita da Diogene. E poi la veterinaria bulgara Mirena
col suo estro e l'inglese full food, check animals, massage!!
Tutti i giorni in allegria, un ambientone hippy autentico. E spostare pietre,
altrimenti detto weeding, poi prendere la moto, andare
con Marina su quella strada che da Ekpaz portava al mare, dove potevi
scegliere le selvatiche pietre di Portes o le più turistiche sabbie
bianche della costa nord,sempre se una carovana di camper di Reggio
Calabria non ti fregavano la spesa mentre tu facevi il bagno. Meglio "cala Anton",
almeno si sta soli ed è anche a forma di cuore. Quante istantanee
indimenticabili...e che atmosfera incredibile! Si creò subito un gruppo
non aglofono costituito da noi e dai 4 turchi: Koray, Burak (detto
Shrek), Denise e Dylan, coi quali stavamo anche in camerata e che mi
hanno fatto scoprire una Turchia tutta diversa da come me
l'immaginavo.Agzani karirim! Una Turchia che voglio visitare. Ovviamente gli sfottò
tipo "spaghetti e mandolino" e "ma voi non tagliate le mani ai ladri?"
si sprecavano in entrambe le direzioni. Il
lavoro!!e chi vuole parlare di lavoro! comunque consisteva, oltre che
accudire e curare gli animali (in tutto oltre 300), nel preparare loro
il cibo, cioè scarti dei negozi del porto tolto quello che ancora di
buono ci poteva essere per noi, e nel tenere pulito e in ordine il
centro, oltre che accogliere i visitatori. Da menzionare le due corvée
meno in voga: il weeding, che consiste nel vano accumulare le
pietre del terreno per permettere ad altre di affiorare e il
chopping cioè lo sminuzzare pollo marcio da dare ai rapaci, in un
nugolo di mosche nel capanno sotto il sole. Indimenticabile. Ma anche
stare delle ore a tenere immobilizzati avvoltoi dalla forza
erculea in preda a convulsioni da avvelenamento che vomitano e
scagazzano a spruzzo mentre i loro parassiti che sentono vicina la
fine si arrampicano sulle tue braccia non è il massimo. Il nostro
primo paziente, una volpe con la gamba tranciata da una tagliola, morì
perché non vollero amputare come invece volevo io. Nei due giorni che ci
furono dati liberi andammo una volta a Moni, un incanto di isolotto
satellite di Egina, e la seconda a Poros, isola stupenda ma già turistica attaccata al Peloponneso, ritornando dalla quale
ci imbattemmo nel nuvolone apocalittico e la pioggia di cenere degli incendi devastatori.
Quella fu la prima paura: e se il fuoco arriva al Egina?? Ma Yannis ci
rassicurò:le pietre non bruciano! E comunque c'erano sempre i pompieri
di pattuglia giorno e notte. La seconda: stavamo sulla spiaggia di
Agia Marina quando passano 5 aerei militari. Poi altri 5, però! Poi
ancora 5,minchia, non sarà successo qualcosa?! E così via in un
crescendo di preoccupazione (ricordo che non avevamo notizie dal
mondo) finchè al 40°contato prendemmo la moto e pallidi ci avviammo
verso Ekpaz. La III guerra mondiale svanì quando, più in alto,
guardammo indietro e ridendo di noi stessi ci accorgemmo che erano
sempre gli stessi 5 che giravano in cerchio sopra il mare di Atene!
Sarebbe stato meglio preoccuparsi di più per l'igiene che non era il massimo, ma
quello che non uccide, ingrassa! Se è
sopravissuta la scimmia che si è mangiata il cellulare di Marina...
rocco su youtube |
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Finire in bellezza: Creta e Meteora
[ Κρήτη, Μετέωρα]
Mi dispiace che Creta e Meteora siano arrivate alla fine della
narrazione perché i pochi che avranno letto il resto adesso saranno
stanchi, mentre è proprio in questa occasione che consumerò il
vocabolario dei sinonimi per cercare una parola che possa sostituire
BELLO, che qui andrebbe usato come le bestemmie in Veneto. Magnifico,
stupendo, incantevole, tutto!!
Creta: l'Eden, il paradiso, il posto più fico della Terra!!
Siamo arrivati dopo 7h di viaggio sullo stupendo
Nissos Chios
(141metri!) appena sfornato che
pareva ci mancasse solo Di Caprio, a Chania, principale porto
dell'isola, città veneziana (come le altre più importanti del resto)
che non fa niente per nasconderlo.. anzi come dicevo prima, si
potrebbe benissimo credere di essere in laguna. Passammo la notte in
una pensione tutta d'epoca gestita da una tedesca nelle strette vie (o
calli se preferite) vicino al porto antico veneziano. Il giorno dopo
affittammo una Matiz verde brillante che diventò la nostra carovana:
spostarsi, dormire, viverci dentro! Tra l'altro rischiò di esserlo per
poco perchè dopo poco che l'avevamo presa, andando verso il lato
africano della costa per un pelo non la sfracellai causa
attraversamento pecore. Creta è geograficamente uno spettacolo: nei 30
km di larghezza si passa dal mare a montagne di 2500m al mare un'altra
volta. ed è tutta solcata da canyon da paura. Noi ci recammo a Preveli,
l'unica spiaggia di palme d'Europa, che è quanto di più vicino
all'Eden si possa pensare: immaginatevi (ma ci sono le foto) un fiume
che scorre placido e basso in una valle coperta di palme fino a
raggiungere il mare. Pesci, tartarughe, capre selvatiche, e risalendo
in pedalò e poi a piedi il corso d'acqua arrivare alle sorgenti, in un
ambiente quasi di torrente di montagna. Una meraviglia. Il mare,
ovviamente, azzurrissimo... non esagero se vi dico che se fosse così
il Paradiso, ci sarebbe la metà di peccatori! La notte invece andammo
a Spili, un
paese di montagna famoso per una fontana d'acqua buonissima con 18
teste di leone, molto carino, e soprattutto molto più fresco delle
torride coste. La mattina, ricaricate le pile, via verso
Cnosso, che non ha
bisogno di presentazioni. Le rovine sono davvero suggestive, sembra
ancora di vedere il Minotauro girare per di lì, e tutto trasmette una
sensazione di grande pace e prosperità, sarà per la vallata fertile
dove è situato, o per il calore terribile (35°, ma per la guida era un
giorno fresco) che zittisce tutto e tutti. A mezzogiorno, come sempre,
apriva il "Ristorante da Antonio", specialità insalata greca,
giacché
erano rimasti pochi $! Poi c'è il
Cretaquarium, molto ben fatto e che
mi aveva fatto venir voglia di domandare la tesi presso il centro
oceanografico. La Matiz intanto era diventata un forno sotto il sole e
allora si pensò di andare a rinfrescarci a Anogia, che Marina voleva
visitare perché la guida lo riteneva molto tipico. Dopo canyon e
montagne si arriva a questo paese costituito da una via lungo la quale
ci sono i bar, gremiti di uomini tutti vestiti di nero e baffuti, che
ti squadrano dal primo all'ultimo istante come se fossi un cane in
chiesa. Atmosfera gelida, noi unici forestieri. Rotazione di 180° e
dietro-front! Eroi della Resistenza ai nazisti, lasciali dove stanno.
Notte in collina e al mattino presto verso
Imbros, fratello minore di
Samaria. E' un canyon che nel punto più stretto arriva a 1,60 molto
meno frequentato di quello di Samaria, e che arriva quasi al mare.
Nasce da una valle boscosa vicino al paesino omonimo e si snoda per
circa 8km, ma per tornare o paghi 20eur un taxi o a piedi! Quindi
fummo a Chania, a dormire parcheggiati sul lungomare, e al mattino
riconsegnammo la Matiz e visitammo la città, con le bellissime
stradine veneziane, il Museo marittimo, la chiesa little-S.Marco, i
bastioni, il porto, il faro, i locali davvero molto "in" nelle cantine
stile veneto. E poi, con un nodo alla gola, riprendere il traghetto e
dare l'addio alle luci dell'isola delle meraviglie, e risvegliarsi con
il mare in tempesta prima di approdare al Pireo.
Meteora: avessimo programmato gli orari, non sarebbe riuscito un
incastro così.
Il Pireo ti accoglie con il solito formicaio di navi, uomini e auto
che sembra che il mondo intero passi di qui, e per converso ci
trovammo dopo mezz'ora alla stazione (non centrale, bensì unica) di
Atene. Per chi non avesse mai visto la stazione di Calalzo: una hall
di 20x20m e tre binari. Per una metropoli di 3,5mln di persone. Un treno ogni ora. Quello per Meteora parte
giusto il tempo di fare i biglietti, ed è l'unico della giornata. Il
viaggio è una piacevole traversata del centro della Grecia che non ti
aspetti. Il paesaggio secco e mediterraneo che avevamo visto fino ad
allora lascia spazio a centinaia di km di pianura verde e fertile, con
pochissimi centri abitati ma ovunque coltivata. Si passa poi su un
fianco di montagna ripidissimo che sembra di stare in aereo da quanto
domina la piana e poi attraverso lo spettacolo desolante di un vasto
incendio. Poi finalmente veniamo lasciati ai piedi di titanici
spuntoni di roccia vertiginosi qua e là bucherellati dove ancora
vedevi le pazzesche passerelle dei monaci solitari. Eh già, non vi ho
detto il perché è famosa questa
Meteora: è uno dei più possenti e ascetici centri di spiritualità
dell'oriente cristiano, poiché su quegli spuntoni impenetrabili di
roccia si rifugiarono durante il medioevo monaci ascetici che dapprima
vissero nelle grotte, poi costruirono monasteri sulle cime o sulle
pareti delle montagne, tutti ancora attivi ma solo alcuni visitabili.
Sono uno spettacolo impressionante, ci si poteva arrivare solo
scalando (e mi domando come!) oppure con delle carrucole sospese nel
vuoto. Si narra che una volta un visitatore spaventato dal fatto di
doversi calare imbragato in una rete chiese ogni quanto veniva
cambiata la corda, e i monaci risposero seraficamente "Ogni volta che
il Buon Signore lascia che si rompa". Una visita a luoghi come questo
lascia veramente di stucco, e ti fa sentire più vicino allo spirito.
Da tornare.
Atene:no, non ricomincia il ciclo, ma si chiude. Venne il
momento della partenza, triste ma per fortuna alleviata dalla
coincidenza che i nostri rispettivi aerei partivano alla stessa ora.
Ad Atene tornammo nel secondo ostello nel quartiere un po' più
fighetto e ci venne assegnata la stessa stanza, ma era già tutto
cambiato: la caciara e l'aria vacanziera dei primi di agosto aveva
lasciato spazio a una più mesta aria tersa di settembre: meno turisti,
meno caldo, malinconia per questo mese straordinario e
indimenticabile. La vacanza perfetta dei 20 anni era finita.
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Musica:La danza di Zorba (folk greco) |
anton viaggio
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